E se la malattia fisica peggiorasse?

Federica Marino - Psicologa e Psicoterapeuta a Palermo e Provincia - Donna sorridente con malattia

La paura che una malattia peggiori: un viaggio tra timori, speranze e conferme

C’è un filo sottile, ma potentissimo, che lega chi ha vissuto o sta vivendo un percorso di malattia: è la paura. Una paura viscerale, che a volte si nasconde dietro un sorriso, altre volte esplode in lacrime silenziose. Da anni mi occupo di pazienti oncologici e, in ogni storia che ho ascoltato, questa paura emerge con forza. Non importa che si tratti di un cancro, della sclerosi multipla o di una malattia autoimmune: il timore che la malattia peggiori, o che ritorni dopo essere stata curata, è spesso il compagno di viaggio più fedele.

Ma cosa alimenta questa paura? Perché è così difficile trovare sollievo anche di fronte a notizie confortanti?

Il ruolo dei bias di conferma

La nostra mente è straordinaria, ma a volte ci porta su sentieri ingannevoli. Tra i meccanismi cognitivi che incontro più spesso nei miei pazienti c’è il cosiddetto bias di conferma. Questo fenomeno ci porta a cercare, selezionare e ricordare solo le informazioni che confermano i nostri timori, escludendo quelle che potrebbero offrire speranza o sollievo.

Un esempio? Una paziente mi raccontava di aver letto su un forum di una donna con la sua stessa diagnosi a cui la malattia era peggiorata. “Vedi, succederà anche a me”, mi diceva. Ma quella stessa paziente ignorava completamente le storie di chi stava bene, di chi aveva trovato un equilibrio o addirittura aveva visto un miglioramento. “Non sono io”, mi diceva. E così, giorno dopo giorno, la sua paura trovava terreno fertile.

Non tutte le malattie sono uguali, non tutte le persone lo sono

È fondamentale ricordare che ogni malattia ha il suo decorso e ogni persona ha la sua storia. La sclerosi multipla, ad esempio, può manifestarsi in modi completamente diversi da individuo a individuo. Le malattie autoimmuni, in generale, con i loro alti e bassi, possono destabilizzare, ma non per forza portano a un peggioramento inesorabile. E il cancro? Oggi le cure hanno fatto passi da gigante e sempre più persone riescono a convivere con questa diagnosi, trovando forza e resilienza.

Ma quando si è immersi nella paura, è difficile vedere queste sfumature. Tutto sembra bianco o nero: o si peggiora, o si guarisce del tutto. E il “bianco e nero” è spesso una trappola.

Un invito alla speranza

Nel mio lavoro, cerco sempre di accompagnare i miei pazienti in un viaggio diverso: quello della scoperta di un equilibrio tra la paura e la speranza. La paura è naturale, è un meccanismo di difesa che ci tiene vigili. Ma la speranza è ciò che ci permette di vivere.

E qui entra in gioco un altro esercizio di consapevolezza: imparare a riconoscere e sfidare i propri pensieri. Quando la paura sussurra che il peggioramento è inevitabile, possiamo fermarci e chiederci: “È davvero così?”. Possiamo cercare attivamente informazioni che bilancino quel timore, possiamo aprirci alla possibilità che ci siano altre realtà, altre strade.

Guardare avanti

Non è facile, lo so. Ogni paziente è un universo a sé, con le sue fragilità e le sue risorse. Ma se c’è una cosa che ho imparato è che anche nei momenti più bui c’è spazio per la luce. Ed è proprio in quella luce, per quanto piccola, che possiamo trovare la forza per affrontare ogni giorno.

Perché la paura è umana. Ma è altrettanto umano il coraggio di guardare avanti, di vivere nonostante tutto. E di credere che, anche nel mezzo della tempesta, possiamo trovare un porto sicuro.

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